Massimo
Fini, una delle più acute intelligenze della cultura antagonista, si
è conquistato un posto di primo piano nella saggistica con libri
originali e provocatori. Ma Fini mostra di avere buone capacità
anche nella narrativa col suo primo romanzo: Il
Dio Thoth.
Ispirato alle migliori tradizioni della letteratura fantapolitica, il
romanzo di Fini narra la storia di Matteo, un cronista che vive in un
futuro non troppo lontano dal nostro tempo. Matteo lavora per
TeleWorld, l’agenzia di informazione che monopolizza tutti i mezzi
di comunicazione e che fornisce un’informazione che viene definita
“totale” perché ha superato la diversità delle opinioni. La
storia è ambientata in una avveniristica New Era in cui i cittadini
indossano cuffiette audio che li bombardano continuamente di notizie
per lo più inventate o comunque ampiamente manipolate. Lo slogan
ossessivamente ripetuto da tutti i media è: «La notizia è il
fatto. Il fatto è la notizia». I rapporti umani sono ridotti al
minimo, la famiglia è praticamente abolita, gli individui hanno
personalità deboli e poco definite. Il sistema di organizzazione
sociale è tendenzialmente comunista, anche se c’è sempre qualcuno
che ha stipendi più alti della media…
Il
sistema fa credere che c’è una guerra fra Oriente e Occidente, ma
questa guerra in realtà miete vittime solo fra popolazioni che
vivono in aree depresse del terzo mondo. L’opinione pubblica viene
tenuta buona con rassicuranti menzogne che nascondono la realtà, al
punto che la stessa cronaca nera è abitualmente censurata: i fatti
criminali si svolgono sotto gli occhi di tutti, ma la gente finge di
non vedere e ascolta solo le notizie “ufficiali”. Inoltre il
potere mediatico ha predisposto una speciale polizia psichiatrica che
deve rieducare i cosiddetti UnInformed, ovvero coloro che per un
motivo o per l’altro non ascoltano le notizie di TeleWorld.
Nel
corso della storia Matteo sviluppa un sentimento di frustrazione
profonda e un totale rigetto dell’organizzazione sociale della New
Era, in un crescendo di sensazioni stranianti e angoscianti. La
sorprendente conclusione del libro, infine, richiama il dio egizio
Thoth, al quale si fa risalire l’invenzione della scrittura.
Inutile
dire che l’attuale dittatura della “correttezza politica” ha
già raggiunto l’obiettivo di questa informazione “totale” (ma
sarebbe meglio definirla “totalitaria”…). Lo stesso Fini, del
resto, all’inizio del libro avverte il lettore che: «I personaggi
di questa storia sono inventati. I messaggi dei media sono
autentici». La lettura di Fini è sempre illuminante e il famoso
giornalista non delude nemmeno come romanziere. Il
Dio Thoth è
un libro che fa riflettere non solo sul tema dell’informazione, ma
anche sulla dimensione sociale e culturale dell’uomo contemporaneo,
ridotto a un tragico manichino incapace di un pensiero originale, e
la cui personalità si impoverisce sempre di più a causa del
progressivo inaridirsi del linguaggio e di un degrado culturale che
ha ormai da tempo superato il livello di guardia.
Uno
scenario desolante quello descritto ne Il
Dio Thoth,
ma anche ricco di stimoli per chi sa individuare i punti deboli del
sistema e riesce a percepirne l’intrinseca fragilità…
Massimo
Fini, Il
Dio Thoth,
Marsilio, Venezia 2009, pp.194
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