nella foto Olindo Guerrini con una maschera d'asino
La
figura di Olindo Guerrini è una delle più originali che la
letteratura italiana abbia mai prodotto. Una celebre fotografia
sintetizza il carattere dell’uomo e della sua opera: il poeta è
ritratto mentre cade dalla bicicletta col volto coperto da una
maschera d’asino !
Olindo
Guerrini nacque nel 1845 a Forlì, si laureò in Giurisprudenza a
Bologna, e trovò impiego come bibliotecario presso l’Università
di Bologna. Quest’incarico gli permise di coltivare i prediletti
studi letterari, e ben presto Guerrini cominciò a scrivere testi
poetici su varie riviste anche a carattere militante. Guerrini,
infatti, fu un fervente sostenitore del patriottismo risorgimentale
in versione socialista; animato da un vivace anticlericalismo fu
iscritto alla massoneria ed ebbe anche incarichi politici nelle file
della sinistra a Ravenna e a Bologna, ma il contatto con la politica
nel suo aspetto operativo, che Guerrini aveva iniziato con sincera
passione, si rivelò deludente. Gli entusiasmi risorgimentali si
impantanarono ben presto in una rigida mentalità borghese che fece
della neonata nazione italiana, e delle sue velleitarie ambizioni,
una caricatura delle grandi potenze. Guerrini preferì quindi
dedicarsi alle attività letterarie e a interessi che cominciavano
allora a diventare popolari fra il pubblico di massa: la fotografia e
la bicicletta. Tuttavia Guerrini seguì sempre con attenzione le
vicende politiche, caratterizzandosi come severo fustigatore delle
autorità civili e religiose e, divenuto scomodo per tutti gli
schieramenti politici e culturali, dovette anche affrontare
procedimenti giudiziari per vari reati d’opinione. Negli ultimi
anni si schierò sul fronte interventista nella Grande Guerra,
coerentemente con gli ideali di socialismo patriottico che lo avevano
animato in gioventù. Morì nel 1916 per un cancro alla gola.
L’attività
poetica di Guerrini fu un successo straordinario: l’autore
romagnolo, che si firmava sempre con degli pseudonimi, ha raggiunto
numeri eccezionali nelle vendite, non solo per quell’epoca, ma in
assoluto. Postuma,
la raccolta più celebre, negli ultimi anni di vita del Guerrini
vendeva circa 10.000 copie all’anno ! Se si considera il numero di
abitanti dell’Italia del tempo e il loro livello di
scolarizzazione, si tratta di una cifra sbalorditiva. Guerrini
scrisse in italiano, in romagnolo e in veneto. I suoi sonetti
dialettali sono un monumento letterario di primaria grandezza del
vernacolo romagnolo, ma anche i testi in italiano sono tutt’altro
che disprezzabili. Guerrini veniva accusato dagli avversari di essere
un poeta facile e orecchiabile fino alla banalità; i critici più
feroci ne attaccavano certe espressioni popolaresche bollandolo come
poeta da osteria e da bordello. In realtà i testi di Guerrini non
sfigurano di fronte alla produzione coeva e, sebbene alle volte siano
un po’ manieristici, rivelano un uso sapiente e sorvegliato della
lingua e una maestria nell’uso della metrica che non è seconda a
quella dei lirici maggiori. La forma prediletta nelle composizioni di
Guerrini era il sonetto, che egli trattò con ogni genere di metro,
ma nella sua produzione trovarono spazio tutte le forme metriche:
dall’ottava al rispetto, dall’ode saffica alle quartine e ai
versi sciolti…
La
scorrevole cantabilità del verso guerriniano fece delle sue poesie
testi per musica che ispirarono compositori importanti, fra cui:
Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano, Ferruccio Busoni, Pietro
Mascagni. I temi a carattere comico-realistico, inoltre, si
caratterizzano per impennate ironiche e umoristiche che raramente è
dato riscontrare nella letteratura in versi.
Il
più grande successo di Guerrini fu la raccolta Postuma,
firmata da Lorenzo Stecchetti. Il nome che Guerrini aveva scelto come
pseudonimo era quello di un immaginario giovane malato di tisi, che
aveva affidato a Guerrini i suoi versi perché li pubblicasse postumi
dopo la morte del poeta. Questa trovata riprendeva temi cari ai poeti
maledetti e scapigliati, e fece grande impressione al pubblico
dell’epoca. Stecchetti nelle sue liriche levava lamenti
sull’infedeltà femminile, cantava le fugaci gioie della vita, e
rovesciava in gustose parodie certi temi della letteratura romantica
e decadentista in cui sono riconoscibili gli stereotipi di Carducci e
di Baudelaire, nonché di Emilio Praga. Il linguaggio lirico
esasperato ed estetizzante di Stecchetti fece scuola, ispirò autori
importanti come D’Annunzio e attirò l’attenzione di critici
illustri come Benedetto Croce. I versi di Postuma
divennero un fenomeno di costume: i testi venivano recitati a
memoria, integrando un patrimonio orale che si tramandava da secoli e
facendo di Stecchetti l’ultimo dei poeti popolari in senso
tradizionale.
In
seguito, con lo pseudonimo di Marco Balossardi venne pubblicato il
Giobbe,
poemetto satirico di oltre 4000 versi che metteva alla berlina i
potenti dell’epoca, questa volta scritto a quattro mani da Guerrini
e da Corrado Ricci.
Un
altro volume di straordinario successo furono le Rime
di Argia Sbolenfi. Sotto questo pseudonimo femminile, Guerrini canta
i desideri erotici di una cuoca bolognese piuttosto brutta,
tormentata da irrefrenabili desideri sessuali e dall’ansia di
trovare un marito. Le Rime
della fanciulla bolognese si segnalano per i virtuosismi linguistici
e metrici che ne fanno un capolavoro di poesia comica dopo il quale
nulla di paragonabile è stato pubblicato in versi italiani.
Grande
popolarità ebbero anche le Ciacole
de Bepi,
ovvero i discorsi del papa Pio X°. Nella raccolta Guerrini fa
parlare il papa in dialetto veneto per commentare le vicende di
attualità dell’epoca. In questi testi Guerrini non perde occasione
di manifestare i suoi sentimenti anticlericali che peraltro si
estendono a una critica radicale dei monoteismi che non risparmia
ebrei e musulmani: il poeta romagnolo definisce la Bibbia
una “giudaica fola”. Guerrini, infatti, rivendicò sempre un
orgoglioso richiamo ai valori del paganesimo che innervano tutta la
sua produzione letteraria.
Per
approfondire la conoscenza di quest’autore non si può prescindere
da due libri pubblicati dalla Società Editrice «Il Ponte Vecchio».
Innanzi tutto l’antologia Sonetti
Romagnoli,
curata da Andrea Brigliadori e da Roberto Casalini, e impreziosita
dalle belle illustrazioni di Romano Buratti. L’antologia propone
oltre cento testi di Guerrini: una scelta significativa delle poesie
più importanti, in dialetto romagnolo e in italiano. Ma si tenga
presente che Guerrini scrisse altre centinaia di testi poetici,
pubblicati sempre sotto le maschere dei più vari pseudonimi e
dispersi in riviste e giornali. Per quanto riguarda una
considerazione critica dell’opera guerriniana, occorre segnalare
l’importante monografia di Mauro Novelli Il
verismo in maschera. L’attività poetica di Olindo Guerrini.
La
poesia di Guerrini è ancora oggi una lettura assai godibile e
soprattutto, al di là delle scelte ideologiche dell’autore che
naturalmente vanno contestualizzate, è l’esempio di una vena
letteraria irriverente e provocatoria di cui si sente la mancanza nel
panorama culturale contemporaneo, asfittico e conformista come non
mai.
***
Olindo
Guerrini, Sonetti
Romagnoli,
Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena 2004, pp.160
Mauro
Novelli, Il
verismo in maschera. L’attività poetica di Olindo Guerrini,
Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena 2004, pp.272
Comments
Post a Comment