Le
teorie del complotto che indagano su quel male assoluto rappresentato
dalla globalizzazione hanno alle spalle una lunga storia che parte
dalle teorizzazioni dell’abate Barruel a fine ‘700, per arrivare
agli attuali piani mondialisti.
Un
punto di snodo di grande importanza nella formulazione di queste
teorie è rappresentato dagli studi che René Guénon ha dedicato
all’argomento pubblicando articoli sulla stampa antimassonica,
articoli che i lettori moderni possono trovare agevolmente in una
ristampa: AA VV, La
polémique sur les “Supérieurs Inconnus”,
Archè, Milano 2003, pp.208. Il volume comprende anche testi di altri
autori che trattavano il tema dei “Superiori Sconosciuti”: Louis
Dasté, Gustave Bord, Benjamin Fabre, Charles Nicoullaud, Papus, Paul
Copin-Albancelli.
Inoltre
esiste uno studio monumentale di Louis de Maistre dedicato
all’argomento: L’Énigme
René Guénon et les “Supérieurs Inconnus”.
L’autore ha effettuato un lavoro di ricerca sulle fonti che
utilizzavano gli autori coinvolti nella polemica antimassonica. Le
riviste che in Francia portavano avanti questa meritoria battaglia
civile erano: La
Bastille, La France Antimaçonnique, Mysteria, Revue Internationale
des Sociétés Secrétes.
Guénon scriveva su queste pubblicazioni con lo pseudonimo di “Le
Sphinx”.
Il dibattito sui temi in questione era animato principalmente dal
mondo cattolico conservatore, ma vi contribuivano anche esoteristi
come Guénon, e perfino ex massoni e spiriti laici infastiditi dal
settarismo delle logge.
Le
discussioni erano spesso imperniate sul tentativo di individuare i
“Superiori Sconosciuti”, ovvero i personaggi che tiravano i fili
dei burattini all’interno della massoneria, eventualmente tramite
“logge coperte”, e che talvolta venivano indicati in persone in
carne ed ossa, come Cagliostro o il Conte di Saint Germain, oppure
venivano identificati negli ebrei, o nel diavolo stesso o, più
verosimilmente, nell’insieme di idee-guida che ispiravano le
logiche della sovversione. Si ipotizzava anche che gli “iniziati”
avessero la facoltà di riunirsi “in astrale”, ovvero in una
dimensione ultraterrena e non corporea nella quale avrebbero avuto
modo di coordinare la loro azione sulla società.
Lo
spunto per la riflessione nasceva da uno studio di Benjamin Fabre:
Franciscus,
Eques a capite galeato.
Si trattava di un saggio, pubblicato nel 1913, dedicato al marchese
di Chefdebien, un alto iniziato che aveva cominciato la sua carriera
massonica nella fase preparatoria della Rivoluzione francese per
proseguirla sotto l’Impero. Lo studio di Fabre mostrava come
Napoleone pensasse di controllare la massoneria introducendo i suoi
ufficiali nelle logge, mentre in realtà era la massoneria che
controllava l’Imperatore dei Francesi!
Le
ricerche mettevano in luce i legami tra le logge francesi e gli
“Illuminati di Baviera” di Weishaupt, nonché le ipotesi sul
centro di potere ebraico che agiva attraverso la massoneria.
A
partire da questi dati comincia la ricerca di Louis de Maistre, che
indaga sul problema sempre aperto delle fonti di Guénon, che il
filosofo francese lasciava volutamente nell’ombra, sia per
affascinare il lettore col suo stile ermetico, sia perché era
convinto di esprimere verità tradizionali il cui valore era
indipendente dalla personalità di chi le esprimeva. I più ardenti
sostenitori di Guénon ritengono che l’opera del pensatore di Blois
sia il più importante avvenimento culturale dalla fine del medioevo,
ma anche senza arrivare a sostenere questa tesi occorre riconoscere
che Guénon è una guida autorevole nel terreno scivoloso della
storia occulta.
Guénon
negli articoli in questione attaccava la massoneria adeguandosi allo
stile delle riviste su cui scriveva, tuttavia in opere successive
articolò il suo giudizio sui liberi muratori, criticando le
deviazioni moderne delle logge. C’è anche chi ha sostenuto che
Guénon sarebbe stato una sorta di cavallo di Troia all’interno del
mondo cattolico col compito di diffondere una mentalità più
favorevole all’occultismo, ma secondo Louis de Maistre questo
giudizio sembra discutibile poiché nel complesso la critica alla
modernità di Guénon è simile a quella della cultura cattolica
tradizionalista.
Nel
periodo della collaborazione a La
France Antimaçonnique,
Guénon era in relazione con un personaggio enigmatico: Swami Narad
Mani. Si trattava di un induista che avrebbe passato a Guénon della
documentazione sulla teosofia che il filosofo avrebbe ampiamente
utilizzato nel suo corrosivo saggio contro il sistema di pensiero di
Mme Blavatsky.
I
testi di Narad Mani non sono particolarmente originali, e
sostanzialmente riportano dati che potevano essere attinti da altre
fonti. Inoltre Narad Mani era un sostenitore dello spiritismo, che
era invece avversato da Guénon. Tuttavia alcune idee dello studioso
indù devono aver influenzato la cultura esoterica, in particolare la
tesi dell’esistenza di 33 logge dirette da un “Comitato occulto”.
Si trattava di un’idea presente anche in Taxil: le 33 logge
attraverso le quali i luciferiani governavano il mondo!
Le
fonti indiane menzionavano anche la Teshu
Maru,
un’organizzazione iniziatica degenerata che avrebbe fatto da
supporto alla controiniziazione: ipotesi che eccitavano le fantasie
dei cospirazionisti…
È
a questo punto che l’indagine verte sulla figura di Saint-Yves
d’Alveydre che fornì a Guénon lo spunto per scrivere una delle
sue opere più fortunate: Il
Re del Mondo.
L’idea di un regno sotterraneo governato da idee utopiche non era
nuova, e sarà ripresa da Ossendowski nel suo celebre saggio Bestie,
uomini e dèi.
Ossendowski qualificava la misteriosa figura del “Re del Mondo”
come “Grande Sconosciuto”, un appellativo inquietante che quasi
richiamava aspetti anticristici. Saint-Yves a sua volta si ispirava a
Hardjji Scharipf Bagwandas, un indù il cui stile somigliava a quello
di Narad Mani. Il rapporto fra Saint-Yves e Scharipf è documentato a
partire dal 1885, l’anno in cui esplode l’affare Taxil: una
singolare coincidenza…
Nell’opera
di Saint-Yves fanno capolino città infernali e comitati segreti che
dirigono gli avvenimenti mondiali: gli ingredienti del sistema di
potere mondialista cominciavano a entrare nell’immaginario del
mondo intellettuale. Inoltre Scharipf era verosimilmente un esperto
della “via della mano sinistra”, la pratica tantrica che
utilizzava stregoneria, negromanzia e magia sessuale come metodi per
indebolire la personalità. Erano concezioni che trovavano riscontro
in certe correnti della Cabala ebraica che influenzeranno
notevolmente la classe dirigente massonica.
Louis
de Maistre individua altre fonti che hanno alimentato la misteriosa
leggenda dell’Agartha:
il pittore austriaco Alfred Kubin (1877-1959) dipingeva soggetti di
carattere infernale che ispiravano la visione di un mondo in via di
dissoluzione e in preda alla violenza. Kubin aveva scritto anche il
romanzo Die
andere Seite
in cui descriveva un reame misterioso situato nel Turkestan e
circondato da una “Grande Muraglia”: si tratta di temi che
presentano analogie con quelli trattati da Guénon e da Ossendowski.
Ne Il
Re del Mondo
Guénon sosteneva che il satanismo consisteva proprio nella
identificazione del “Re del Mondo” col princeps
hujus mundi,
ovvero nella confusione fra l’aspetto luminoso e l’aspetto
tenebroso. Si trattava evidentemente di idee diffuse nel dibattito
culturale, legate ai sentimenti di smarrimento che attanagliavano
l’opinione pubblica in quell’epoca di incipienti cambiamenti
sociali ed economici, oggi elevati all’ennesima potenza dalla
globalizzazione.
Guénon
partecipò anche alle attività di un gruppo detto dei “Polari”;
si trattava di una associazione esoterica che si ispirava agli
oracoli di Padre Giuliano, un eremita che viveva a Bagnaia, presso
Viterbo, nei primi anni del ‘900. A questa figura si facevano
risalire una serie di dati fantasiosi e non verificabili che tuttavia
presentano somiglianze con quelli trattati da Saint-Yves e da Guénon.
Lo
studio di Louis de Maistre cerca anche di approfondire l’eterno
dilemma su cui discutevano e discutono ancor oggi i complottisti: la
massoneria è nata autonomamente o è una creazione della comunità
ebraica? Probabilmente la domanda è destinata a restare senza
risposta: se è vero che sono testimoniate influenze ebraiche fin dal
XVII secolo nell’entourage di Cromwell, tuttavia gli ebrei sono
presenti in scarso numero nelle logge all’inizio del XVIII secolo,
e probabilmente gli ebrei massoni di quest’epoca erano visti con
sospetto dai loro stessi correligionari.
Quello
che si può documentare è la diffusione delle idee nate negli
ambienti ebraici ispirati alle teorie di Sabbatai Tsevi e di Jakob
Frank, che indicavano una “via della mano sinistra” in cui il
vizio e il peccato erano la strada per raggiungere la salvezza. I
seguaci di tali teorie erano verosimilmente organizzati in strutture
segrete simili a quelle massoniche, nel comune intento di offrire
alle masse l’illusione della libertà, con lo scopo di asservirle a
un potere assai più cinico e dispotico di quello dal quale
affermavano di liberarle.
Nella
Cabala il contatto con forze demoniache aveva acquisito sempre
maggiore importanza nel corso del tempo: gli studiosi di questa
disciplina ebraica erano esperti nella manipolazione di residui
psichici, e l’applicazione di tali teorie nel mondo massonico è
testimoniata dal sistema degli “Eletti Coen” fondato da Martinez
de Pasqually nel 1754. Lo stesso Cagliostro a Londra ebbe contatti
con Ba’al Chem, un discepolo di Tsevi.
I
seguaci di Tsevi e di Frank agivano come veri e propri missionari
della sovversione, infiltrandosi nelle logge massoniche in modo più
o meno palese, ma condizionandone le dottrine in maniera decisiva.
Jakob Frank prefigurava l’avvento di un “mondo nuovo”
caratterizzato da un “Grande Fratello” e da un “messia
femminile”, concezioni che sembrano avere spaventose consonanze con
la realtà contemporanea…
Nella
lunga marcia della sovversione ebbero grande importanza le teorie
teosofiche di Mme Blavatsky: in particolare la teoria dei Mahatma
richiama l’idea dei “Superiori Sconosciuti”. Il teosofismo
influenzò gli ambienti risorgimentali italiani, soprattutto Mazzini
e la Carboneria. Fra gli italiani che ebbero contatti con la teosofia
c’erano Giacinto Bruzzesi, Adriano Lemmi, Marco Antonio Canini,
tutti personaggi abili ed esperti nel condurre operazioni occulte e
defilate.
Alle
idee teosofiche si ispirava anche Djamal ad-Din al Afghani, che si
adoperò nel mondo islamico per una riforma religiosa ispirata a
concezioni protestanti e per la diffusione di idee moderniste e
socialisteggianti.
Si
sviluppava quindi un sotterraneo lavoro di lavaggio del cervello e di
manipolazione psichica che si estendeva attraverso nazioni e
continenti, un lavoro di cui la Società Teosofica era in qualche
modo l’aspetto visibile e istituzionale. Il piano, accuratamente
preparato, spazzava via dalle coscienze ogni traccia di ordine
positivo, attuando le direttive spirituali puramente distruttive di
Jakob Frank. Si creava quindi un meccanismo di automazione sociale di
cui le masse non erano minimamente consapevoli, e di questo sistema
sono signori gli “iniziati” che governano le nazioni come veri e
propri missi
dominici
della controiniziazione. Nel XXI secolo l’umanità sta assistendo a
ulteriori angoscianti applicazioni di questo sistema ormai ampiamente
collaudato…
I
cospirazionisti cercavano anche localizzazioni geografiche dei centri
della controiniziazione, che spesso venivano indicati in luoghi
dell’Oriente, più o meno estremo. Guénon riteneva che la Mongolia
fosse uno dei centri di irradiazione privilegiati delle influenze
maligne, e la diffusione del manicheismo fra alcune popolazioni
orientali sembrava confermare queste tesi. Lo stesso Guénon,
inoltre, aveva accennato all’esistenza di torri diaboliche, alcune
delle quali situate nelle steppe della Russia centrale.
L’instaurazione
del regime comunista in Russia confermava le tesi dei
cospirazionisti, e la letteratura complottista individuava personaggi
considerati “minori” dalla grande storia, ma che avevano avuto
ruoli importanti nella diffusione delle “idee nuove”. In ambiente
russo a cavallo fra ‘800 e ‘900 era attivo Agwan Dorjiev, un lama
buddhista che aveva una qualche influenza nell’ambiente zarista e
che forse era implicato in attività di spionaggio i cui intenti non
erano ben chiari. In seguito lo stesso Dorjiev sarà vittima delle
epurazioni staliniane e morirà in prigione nel 1938. Anche in questo
caso sembra di poter arguire che dietro il mascheramento buddhista ci
fossero idee progressiste e universaliste di tipo teosofico.
Le
teorie sulla provenienza orientale degli agenti della
controiniziazione trovavano terreno fertile anche in una diffusa
paura per una imminente invasione asiatica in Europa: all’inizio
del ‘900 esisteva una letteratura diffusa che prospettava ipotesi
di questo genere.
Guénon
inoltre sembra essere stato in contatto con individui che lavoravano
per l’Intelligence Service britannico, e l’esoterista francese
vedeva opportunamente nell’imperialismo inglese un potente mezzo di
propagazione della sovversione democratica. In quel periodo
personaggio di punta delle trame inglesi era Sir Basil Zaharoff, un
cinico mercante d’armi che era fra i dirigenti della Vickers,
colosso industriale degli armamenti; Zaharoff sembra aver avuto una
qualche influenza nell’infiammare i nazionalismi balcanici che
accenderanno la scintilla della Grande Guerra.
Gli
anni giovanili di Zaharoff sono avvolti in un fitto mistero, e la sua
improvvisa ascesa nel mondo dell’affarismo cosmopolitico fa intuire
che il personaggio fosse introdotto nei più esclusivi ambienti delle
forze occulte…
Lo
stesso intellettuale fascista Giovanni Preziosi in un articolo del
1934 parlava di Zaharoff definendolo “l’uomo più misterioso del
mondo”.
Le
vicende di Zaharoff si intrecciano anche con quelle di Giuseppe
Volpi, uomo d’affari veneto, famoso per essere stato l’artefice
della Mostra del Cinema di Venezia. Volpi appoggiandosi alla Banca
Commerciale Italiana gestiva fiorenti commerci nei Balcani,
soprattutto in Serbia.
Questi
personaggi sembrano aver operato secondo piani ben precisi,
utilizzando alternativamente nazionalismo e internazionalismo, in
modo da destabilizzare l’antico ordine sociale per far entrare
l’umanità nell’era messianica del mondialismo.
Concezioni
di questo genere venivano elaborate in ambienti massonici, e Louis de
Maistre cita anche l’opera del calabrese Benedetto Musolino che
teorizzava uno stato fondato su principi mosaici e talmudici: una
vera e propria prefigurazione ante
litteram
del sionismo!
Infine
lo studio di Louis de Maistre si sofferma sull’importanza
dell’opera di Guénon nell’ambito dell’esoterismo e della
storia occulta. Il Maestro del tradizionalismo non è usualmente
preso sul serio in ambito accademico, e d’altra parte lo stesso
Guénon detestava il mondo universitario. Tuttavia l’opera del
pensatore di Blois offre ancora oggi un punto di vista originalissimo
sulla storia occulta e suggerisce infiniti spunti di approfondimento:
l’imponente saggio di Louis de Maistre è un ottimo contributo in
questo senso.
Louis
de Maistre, L’Énigme
René Guénon et les “Supérieurs Inconnus”. Contribution à
l’étude de l’histoire mondiale “souterraine”,
Archè, Milano 2004, pp.960
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