La
casa editrice Victrix svolge una meritoria opera di diffusione della
cultura classica, e un titolo davvero importante del suo catalogo è
Le
credenze d’oltretomba nelle opere dell’antichità classica di
Carlo Pascal. Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1911, ma
è ancora oggi una utile guida alla ricognizione delle fonti sulle
concezioni dell’aldilà nel mondo antico.
L’idea
dell’aldilà generalmente diffusa nel mondo occidentale è
essenzialmente dovuta alle descrizioni della Divina
Commedia,
ma Dante era a sua volta largamente debitore delle descrizioni
dell’oltretomba fornite dalla letteratura antica. Inoltre i
riferimenti all’aldilà nella Bibbia
sono piuttosto vaghi sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento,
mentre nel mondo pagano pare che ci fossero idee più precise sul
mondo ultraterreno.
Fra
le usanze più antiche di cui si abbia testimonianza c’è quella di
offrire la corona ai morti, quasi fossero dei vincitori in una ideale
gara della vita: da questa idea si ricavava un senso di immortalità
che assimilava gli uomini agli dèi. La letteratura antica, poi, fin
dai tempi omerici descrive il Regno dei Morti, inizialmente con toni
piuttosto angoscianti (l’ombra di Achille nell’Odissea),
poi con speranze di felicità che troveranno la massima espressione
nei “Campi Elisi” di Virgilio. In generale si nota che nelle fasi
più antiche il soggiorno dei morti è percepito come un luogo
umbratile e indistinto, col passare del tempo si definiscono
concezioni più chiare: la condizione ultraterrena appare sempre più
legata al comportamento che il defunto ha tenuto in vita, con
relativi premi e punizioni. Questa concezione si trasferisce alle
concezioni cristiane dell’aldilà fino ad elaborare, nel corso del
Medioevo, l’idea di un luogo di pena temporaneo che prepara le
anime al Paradiso: il Purgatorio.
Lo
studio di Pascal esamina i luoghi e le figure del mondo ultraterreno:
dai fiumi infernali alle Furie, dal demone di origine etrusca Caronte
al giudice Minosse…
Pascal
fa continuamente riferimento alle fonti, nelle quali include non solo
le grandi opere letterarie, ma anche le concezioni filosofiche delle
varie scuole antiche, nonché iscrizioni sepolcrali e i frammenti
orfici, fino a individuare interessanti collegamenti con la
letteratura dell’apocalittica giudaica e protocristiana. Tutto
questo patrimonio dell’immaginario sarà sapientemente utilizzato
da Dante.
Nell’antica
Roma la concezione dell’aldilà ebbe anche riflessi politici con
l’idea della divinizzazione degli imperatori. Gli scrittori antichi
narrano che alla morte di Cesare si verificarono numerosi prodigi, e
si diffuse la voce che Cesare fosse stato assunto in cielo fra gli
dèi. La classe dirigente romana vide nella divinizzazione
dell’imperatore l’occasione per rafforzare il senso dello stato,
tanto che Augusto stesso sarà rappresentato con l’aureola che
diverrà poi il segno distintivo della santità nel Cristianesimo.
Anche in questo caso si vede come la nuova religione si sia inserita
in un sistema di valori e di riferimenti simbolici già ben definito.
Ci
si può augurare che la riedizione di questo libro di Pascal apra la
strada anche alla riscoperta di altre sue opere sulla storia
religiosa antica nonché sulla letteratura mediolatina, di cui Pascal
è stato attento studioso.
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Carlo
Pascal, Le
credenze d’oltretomba nelle opere letterarie dell’antichità
classica,
Victrix, Forlì 2006, pp.266
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