Quando
un intellettuale del calibro di Massimo Fini si confronta con un
gigante come Nietzsche, si assiste a un evento culturale di
importanza non trascurabile. Il celebre giornalista ha pubblicato una
biografia del filosofo tedesco che rappresenta un testo importante
per affrontare il complesso pensiero di Nietzsche. Naturalmente
biografie di Nietzsche erano già state pubblicate in precedenza,
anche con notevoli quantità di dati e di testimonianze, ma la
peculiarità del libro di Massimo Fini sta nel fatto di indagare il
lato umano di Nietzsche, nello sforzo di delinearne il carattere in
relazione alla sua produzione letteraria. La biografia di Fini è
pertanto un’ottima introduzione per chi vuole approfondire la
conoscenza del più grande filosofo dell’età contemporanea.
Conoscere
le vicende biografiche di artisti e scrittori può sempre essere
utile per interpretare la loro opera, tanto più per un autore come
Nietzsche, funestato dalla follia nella fase finale della sua vita.
Fini definisce Nietzsche un “apolide dell’esistenza”,
definizione quanto mai calzante per un pensatore che ha saputo
guardare all’abisso tragico della vita con uno sguardo totalmente
disincantato, come forse solo Leopardi e Cioran hanno saputo fare. La
vita di Nietzsche fin dall’infanzia mostra una personalità
caratterizzata da grande difficoltà nei rapporti interpersonali,
compensata da una profonda concentrazione nello studio. Nietzsche si
segnala per l’intelligenza vivace e per la grande attitudine agli
studi umanistici, ma i primi tentativi di scritti letterari,
all’epoca del liceo, denotano un modo di esprimersi molto banale e
decisamente inferiore a quello che ci si poteva aspettare da un
ragazzo colto della sua età. Il futuro filosofo vive essenzialmente
di studio e di letture, estraniato dalla realtà: la vita di
Nietzsche è completamente priva di azione. Il suo carattere era
estremamente mite e quasi arrendevole, cosa che crea forte contrasto
con l’eccezionale aggressività del suo stile di scrittura. Infatti
nelle prese di posizione intellettuali Nietzsche era irremovibile: a
21 anni annuncia alla madre di essere divenuto ateo. Nietzsche,
figlio di un pastore luterano, era cresciuto in un ambiente
religiosissimo tuttavia la madre Franziska, da buona protestante,
pensò che quella era la volontà di Dio, e che magari in futuro la
pecorella smarrita sarebbe tornata all’ovile più salda di prima.
Le cose, come sappiamo, andarono ben diversamente, ma la madre di
Nietzsche fu sempre vicina al suo Friedrich, soprattutto nei
terribili anni della follia, con una dedizione e un amore
assolutamente commoventi.
Nietzsche
inizia una brillante carriera accademica come filologo classico
all’Università di Basilea, dove intreccia rapporti con personaggi
che influenzeranno profondamente la sua vicenda intellettuale. Fra
queste conoscenze la più illustre è quella di Richard Wagner. È
difficile immaginare due personalità più diverse di quelle del
musicista e del filosofo. Wagner era un avventuriero, uno spaccone,
un donnaiolo. Nietzsche invece era timido, impacciato nei rapporti
umani e totalmente incapace di un approccio con l’altro sesso. La
vicenda di amicizia e di rottura fra i due è ben nota, e di essa si
troverà ampia testimonianza negli stessi scritti di Nietzsche. Nel
clima dell’amicizia wagneriana Nietzsche scrive La
nascita della tragedia,
il libro che lancia le definizioni dell’apollineo e del dionisiaco
che segneranno profondamente le categorie culturali della modernità.
Altri
intellettuali influiranno sul pensiero di Nietzsche anche in virtù
di una assidua frequentazione personale: importantissimo è
l’incontro di Nietzsche con Franz Overbeck. Overbeck era professore
di teologia all’Università di Basilea, con la particolare
caratteristica di essere dichiaratamente ateo. La figura del teologo
ateo è ancora oggi presente nella cultura protestante; la cosa
peraltro non destava grande scalpore neppure a quell’epoca, e si
può immaginare quanta influenza abbia avuto questo originale
professore di teologia su Nietzsche.
Dopo
pochi anni di insegnamento Nietzsche comincia a essere tormentato da
problemi di salute: fortissime emicranie accompagnate da vomito, con
attacchi che possono durare fino a trenta ore. Mano a mano che
Nietzsche viene distratto dall’attività di ricerca accademica, si
ingrossa il suo corpus
di scrittura creativa. Nel 1876 si vede costretto a chiedere un
congedo per motivi di salute e l’Università gli assegna una
pensione di invalidità grazie alla quale potrà iniziare una serie
di viaggi alla ricerca di climi salutari e di nuovi stimoli
intellettuali. Nietzsche continua a pubblicare, ma le sue opere sono
autofinanziate e diffuse in poche centinaia di copie, per lo più
quelle che lui stesso regala ad amici e conoscenti. La quarta parte
di Così
parlò Zarathustra
fu stampata in quaranta esemplari !
Nietzsche
inoltre si interessa costantemente di musica ma, pur essendo un buon
pianista, sembra incapace di riconoscere l’autentico genio musicale
e spesso individua quelli che secondo lui sono compositori di talento
e che invece non hanno avuto alcuna importanza nella storia della
musica. Nietzsche aveva lui stesso ambizioni di composizione musicale
e scrisse dei pezzi di scarso valore e totalmente ignorati dalla
critica.
Le
frequentazioni culturali di Nietzsche mostrano un uomo interessato
solo al pensiero e alla creatività artistica, ma del tutto alieno
dalla riflessione su temi di politica, di economia e di attualità.
Il socialismo è un fenomeno del tutto incomprensibile per Nietzsche
e non ci sono testimonianze di alcun tipo che ci dicano che Nietzsche
abbia letto quello che sarebbe divenuto il suo antagonista
filosofico: Karl Marx. In Svizzera Nietzsche ebbe occasione di
incontrare Giuseppe Mazzini, ma anche in questo caso il filosofo
tedesco mostra di non conoscere nulla del pensiero di Mazzini e meno
ancora delle vicende risorgimentali italiane, che pure avevano larga
eco nell’opinione pubblica internazionale.
Nel
corso delle sue peregrinazioni Nietzsche si innamorava platonicamente
di figure femminili in cui si imbatteva: la più celebre è quella di
Lou Salomé. Ma naturalmente in questi frangenti Nietzsche si
comportava come un adolescente, e lui stesso peraltro sembrava poco
convinto delle proprie capacità di seduttore.
Alla
fine degli anni ’80 le opere di Nietzsche cominciano ad avere una
circolazione abbastanza ampia e sono conosciute anche al di fuori dei
paesi di lingua tedesca. Poi, la mattina del 3 gennaio 1889, mentre
Nietzsche si trova a Torino, il filosofo vede un cocchiere che frusta
un cavallo e piangendo corre ad abbracciare l’animale: Nietzsche è
sprofondato nella follia. L’amico di sempre, Overbeck, si precipita
a Torino per riportarlo a casa. Nietzsche vivrà ancora dieci anni,
durante i quali il solo interesse che sembra rimasto intatto è
quello di ascoltare musica. Proprio in questo periodo i suoi libri
cominciano ad avere un successo straordinario in tutto il mondo.
Nietzsche muore il 25 agosto del 1900: l’autore de L’Anticristo
viene sepolto col rito religioso, con tanto di croce d’argento
sulla bara.
Il
capitolo finale del libro è dedicato alle ipotesi sulla follia di
Nietzsche, che possono dare indicazioni anche sulla sua vicenda
culturale. Una tesi molto in voga fu quella di una sifilide con
complicazioni nervose. In realtà tutto lascia pensare che Nietzsche
fosse sessualmente inibito e la possibilità che abbia avuto rapporti
con prostitute, pur non essendo impossibile, pare poco probabile.
Sulla sessualità di Nietzsche l’unica testimonianza è quella
relativa al celebre episodio del bordello di Colonia: quando studiava
all’università Nietzsche fu introdotto a sua insaputa in una casa
di tolleranza ma, anziché scegliere una ragazza, si diresse al
pianoforte e accennò qualche accordo, poi se ne andò fra la
costernazione delle giovani prostitute. Questo episodio ha dato il
via a una serie di ipotesi decisamente fantasiose, tanto più che le
cartelle cliniche di Nietzsche non mostrano i segni più
caratteristici della sifilide. La tesi della sifilide probabilmente
ha avuto grande seguito perché corrispondeva a certi stereotipi di
scrittori maledetti molto in voga a fine ‘800. L’ipotesi più
plausibile sulla causa della follia è che Nietzsche non abbia retto
all’enorme tensione intellettuale che si era accumulata in lui: per
molto tempo il suo disagio si manifestò in forme somatizzate, poi il
suo cervello è andato in pezzi e lo ha fatto all’improvviso, in un
solo schianto.
Fini
poi fornisce importanti informazioni sulle vicende postume degli
scritti di Nietzsche. La sorella Elisabeth, spesso accusata di aver
manipolato in senso ideologico le opere del fratello, in realtà si è
limitata a nascondere certi particolari della vita famigliare di
Nietzsche, ed è proprio a Elisabeth che si deve una accurata
selezione dei manoscritti originali che ha permesso, almeno in parte,
di discernere l’opera del filosofo dalle interpolazioni di amici
più o meno intellettualmente onesti e competenti. Inoltre fu merito
di Elisabeth la fondazione di un Archivio
Nietzsche
che fosse un punto di riferimento per gli studiosi del filosofo.
Massimo
Fini riferisce di due visite che ha fatto alla tomba di Nietzsche che
ben rappresentano le alterne fortune del filosofo nel corso del
tempo. Fini ha visto la tomba per la prima volta all’epoca del
regime comunista della Germania Est, agli inizi degli anni ’70: la
tomba era in stato di semiabbandono, con la vegetazione che copriva
la sepoltura, e le librerie della DDR, pur essendo ben fornite, non
vendevano libri di Nietzsche. Fini è tornato a visitare la tomba del
filosofo tedesco nel 2001 e ha trovato il luogo segnalato da cartelli
turistici, la tomba completamente ristrutturata e tenuta nel massimo
decoro, e un piccolo museo con firme di visitatori venuti da tutto il
mondo per rendere omaggio al profeta della rivolta contro il mondo
moderno.
Nietzsche
e Marx sono indubbiamente gli intellettuali che maggiormente hanno
influito sulla forma
mentis
dell’uomo contemporaneo, e sintetizzano in modo esemplare i filoni
culturali che hanno caratterizzato tutta la storia occidentale. Da
una parte il pensiero di matrice monoteista dell’ebreo Marx:
dogmatico, irrazionale, intollerante. Dall’altra parte il pensiero
ispirato al paganesimo di Nietzsche: critico, problematico,
differenzialista.
Eppure
proprio nel XXI° secolo, nel secolo che celebra il cupo trionfo
dell’omologazione egualitaria, le pagine noiose e mediocri di Marx
non sono più lette nemmeno dai militanti di sinistra, e ormai sono
studiate solo dagli specialisti di teorie economiche, mentre le
parole di Nietzsche guizzano ancora come fiamme e non cessano di
affascinare i lettori col loro potere incantatorio e sempre gravido
di fecondi sviluppi.
Massimo
Fini, Nietzsche.
L’apolide dell’esistenza,
Marsilio, Venezia 2002, pp.432
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